Il mio diario di giugno ha le pagine tutte sudaticce, ma comunque non bianche. La primavera rinvigorisce, mette voglia di fare, inventare e cominciare, ma quando si trasforma – prematuramente – in afosa estate, tutto rallenta.
Se qualche impulso creativo resta, esso è prevalentemente orientato verso lo spritz serale.
Fatico a stare seduta a scrivere, lo faccio comunque ma con alterne fortune.
Nonostante i pensieri madidi di sudore, sono felice di aver terminato, in questo appiccicoso mese di giugno, la stesura di un romanzo al quale lavoravo da un anno e mezzo.
La stesura è la parte più divertente dello scrivere un romanzo, viene poi la riscrittura, cioè la laboriosa (e un po’ dolorosa) fase nella quale si apportano tagli e suture, sia alla trama che al proprio morale. La riscrittura è seguita da una rilettura (nonché da altro taglia, cuci, rattoppa e strappa), e da svariate correzioni di bozza.
Tutte queste delizie le rimando a settembre, e senza corso di recupero, nei prossimi mesi il romanzo avrà modo di sedimentare e io di dedicarmi a un altro progetto che mi sta molto a cuore: “I diari del bastone bianco”, un monologo tragicomico (ma più comico che tragi), sulla mia condizione di ipovedente.
Sto scrivendo il testo da anni, in pratica da quando ho preso in mano per la prima volta il bastone bianco, annotando su di un diario aneddoti e riflessioni.
Il testo è pronto, io e la regista Carla Carucci ci abbiamo lavorato negli ultimi mesi e ora finalmente le parole cominciano a prender corpo nelle prove.
Ci rileggiamo il mese prossimo, spero con molte novità.