Per una scrittrice trovare online una recensione dei propri libri è sempre fantastico; col tempo però ho affinato il naso e se prima gongolavo indistintamente, ora riesco a scorgere dettagli che inizialmente non coglievo. 

Per esempio, noto chi ha letto davvero il libro, chi l’ha recensito basandosi sulla quarta di copertina o chi ha fatto in tempo a scorrere soltanto i primi capitoli perché aveva fretta di mettere online l’articolo.

Ogni persona che sceglie di spendere un po’ del suo tempo per parlare dei miei libri incontra la mia gratitudine, persino una recensione negativa, se circostanziata, merita considerazione.

Sin qui ho parlato di persone: persone che scrivono di altre persone, che scrivono libri.

Oggi c’è però l’AI, risorsa che m’intriga immensamente, ma che forse è ancora troppo giovane e inesperta per recensire romanzi tutta da sola, senza la supervisione di un lettore in carne ed ossa.

Sì, lo so, con l’AI si possono fare meraviglie, ma per ottenerle bisogna saperle domandare con arguzia, grazia e originalità.  Uno strumento tanto moderno, necessita di un carburante antichissimo: la maieutica.

Ricordate quel ficcanaso di Socrate, conosciuto sui banchi di scuola per le sue domande aperte ed esplorative?

Ecco, luì sì che avrebbe tratto il meglio dall’intelligenza artificiale.

Se la prima risposta dell’AI non l’avesse soddisfatto, che avrebbe fatto Socrate?

Un’altra domanda, ovviamente, un po’ più specifica magari, o  forse posta da una diversa prospettiva, e poi un’altra ancora sino a  far elaborare al suo discepolo – umano o artificiale – una risposta di valore.

Ma sapete soprattutto che faceva Socrate?

Ascoltava le risposte e, pur essendo aperto a nuovi apprendimenti, conosceva gli argomenti trattati.

Tornando alle recensioni artificiali, invece, quando chi le commissiona è qualcuno che vuole solo riempire uno spazio nel suo giornale online tra l’oroscopo e la ricetta del giorno, e per farlo sceglie titoli a caso da dare in pasto  all’AI…

E be’, ecco cosa succede.

Da un articolo trovato online a proposito de La biblioteca dei sussurri (Fazi editore)

 

Se cerchi qualcosa di più breve e originale, questo romanzo italiano è perfetto: poco più di 250 pagine (?) per un’avventura dal sapore retrò. Si chiama “La biblioteca dei sussurri” ed è un’opera di Desy Icardi.

Ambientato nella Torino degli anni ’50 (??), racconta la storia di Dalia (???), una ragazzina che ha perso la vista ma ha sviluppato un’incredibile memoria uditiva (????).

Il suo rapporto con i libri e con le persone che la circondano dà vita a una trama tenera e coinvolgente, arricchita da un tocco di mistero e humour. Una lettura affascinante, che mescola realismo e magia con leggerezza.

Il romanzo è lungo più di 350 pagine, non è ambientato negli anni ’50 bensì nei ’70, la protagonista si chiama Dora (non Dalia, che invece è la protagonista de La ragazza con la macchina da scrivere), ma soprattutto non ha perso la vista, poveraccia!

Ma non è un caso isolato.

La fotografa degli spiriti (Fazi editore)

La protagonista, una fotografa affetta da una particolare forma di sinestesia, è in grado di vedere nei volti ciò che gli altri non colgono: emozioni, presenze, ricordi  (E sin qui tutto bene). Incaricata di realizzare un servizio fotografico a tema spiritico,  (No, questo non accade). si imbarca in un viaggio fisico e mentale, accompagnata da figure che sembrano uscite da un racconto fantastico.

In realtà la mia povera Pia si imbarca – e contro la sua volontà – su di un piroscafo carico di migranti, che non definirei personaggi da racconto fantastico. E non lo fa perché le hanno commissionato un servizio fotografico, Pia non è neppure una fotografa ma una giovane contadina, sarà durante il viaggio che scoprirà l’arte fotografica.

La cosa che mi sorprende è che l’AI, per scrivere una recensione, non attinga direttamente alla sinossi del libro, presente in tutti gli e-store.

Non credo che non ci arrivi, ma piuttosto che stia mostrando la sua riprovazione verso il malcostume delle recensioni fittizie.

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