Monologo comico sull’esordio letterario

di e con

Desy Icardi

 chi si autopubblicaIn Italia sei adulti su dieci non aprono mai un libro salvo, ovviamente, non si tratti del libretto d’istruzioni di uno smartphone o di altra diavoleria tecnologica.

Italiani popolo di santi, poeti e navigatori, ma non certo di lettori.

Se nel Bel Paese i lettori scarseggiano, in compenso gli scrittori – e soprattutto gli aspiranti tali – sono in continuo aumento. Secondo alcune ricerche, non troppo autorevoli ma neppure così poco attendibili, almeno un italiano su dieci avrebbe il famigerato “manoscritto nel cassetto”.

Italiani popolo di santi, poeti e navigatori, ma soprattutto di aspiranti scrittori.

Avere un manoscritto nel cassetto è un po’ come avere un grosso foruncolo in un posto inopportuno; di certo non sarà causa di morte, ma sicuramente procurerà disagio e fastidio… Ah, quanto fastidio!

Chi si autopubblica diventa cieco?” è un monologo comico, con una punta di grottesco e una spruzzata di acido, che racconta un esordio letterario. Intendiamoci: l’esordio narrato non è di quelli fulgidi ed eroici ai quali ci hanno abituati letteratura, cinema e tivù. Qui non si parla di un povero padre di famiglia che viveva in un caravan scrivendo nottetempo, e che poi divenne Stephen King; né tantomeno si racconta di una madre single che nel suo freddo appartamento inglese inventava storie per divertire il figlioletto diventando così “la tizia che ha scritto Harry Potter” (è la scrittrice più pagata al mondo ma, diciamocelo, il suo nome non se lo ricorda mai nessuno).

Chi si autopubblica diventa cieco?” racconta di sbiaditi contabili, grigi tranvieri e scoloriti metalmeccanici (persone non abbastanza ricche né troppo povere per risultare interessanti) che, a un tratto, decidono di liberare un cassetto – restituendolo ai calzini – e di provare a pubblicare la loro opera.

Dall’invio del manoscritto, che ogni editore richiede in maniera differente – via e-mail, in formato cartaceo, rilegato con spirale, stampato fronte e retro, rilegato a caldo, non rilegato, ristretto in tazza grande con rilegatura a parte – alla spasmodica attesa di una risposta, fino a giungere alla vergognosa ricerca di una “raccomandazione”; perché siamo italiani e magari non leggiamo un granché, però sappiamo come gira il mondo.

Italiani popolo di santi, poeti e navigatori, ma soprattutto di raccomandati. 

Durata: per potersi adattare differenti contesti lo spettacolo è disponibile nella versione completa da un’ora e in quella ridotta da quaranta minuti

Montaggio e smontaggio della scenografia: 15 minuti

Esigenze tecniche: nessuna (…o quasi)

Per la sua natura di monologo, lo spettacolo risulta molto versatile ed estremamente maneggevole. La pièce può adattarsi a differenti contesti, dal salotto letterario, al teatro, passando per il palco all’aperto (in quest’ultimo caso sarà però necessario un microfono ad archetto).

NB: a causa dell’intensificarsi dei miei impegni di scrittrice, gli  spettacoli sono sospesi sino a nuova comunicazione.

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