Marzo per me non è soltanto il mese nel quale si dà il benvenuto alla primavera, ma anche quello in cui si dà l’addio all’anno “nuovo”.

Marzo è l’ultimo mese del primo trimestre e, anche se l’anno è ancora giovane, praticamente un bimbetto, è inutile continuare a illudersi che sia “nuovo”.

Se siete di quelli che a inizio anno fanno progetti, è bene capire a che punto stanno: sono partiti e marciano di buon passo, oppure ancora si sbronzano di spumante, indugiando in un lungo veglione?

Personalmente amo progettare per trimestri, perché ritrovarmi davanti un capitale di 12 mesi nel quale realizzare i miei progetti mi induce a impigrirmi e a procrastinare.

L’anno scorso ho letto un libro – anzi, erano due – che confermava questo mio approccio trimestrale.

The 12 Week Year di Brian P. Moran e, successivamente, The 12 Week Year for Writer di A. Trevor Thrall.

 

Se marzo vi ha sorpreso con i progetti ancora nel cellophane, niente paura: siete ancora in tempo per iniziare un nuovo anno, fatto di 12 settimane.

Ma veniamo a quel che ho combinato nel mio primo quarto di anno.

Per quanto riguarda la scrittura,  ho scritto un racconto per bambini, un articolo a settimana per il mio blog Patataridens che come sempre vi invito a leggere, e ho cominciato un nuovo romanzo storico che promette e procede piuttosto bene.

Complice la giornata internazionale della donna, Marzo  è stato – ed è tuttora – un tourbillon di presentazioni.  Io e il mio ultimo romanzo, La pasticciera di mezzanotte (Fazi editore), abbiamo scorrazzato per librerie, biblioteche e festival.

L’8 marzo mi ha inoltre regalato l’opportunità di  tornare sul palcoscenico dopo due anni, con la compagnia teatrale Sipario degli estranei,  in uno spettacolo dal titolo Best-seller edizione tascabile nel quale – guarda un po’ l’originalità – interpretavo una scrittrice.

E sin qui tutto bene, ma qualcosa non è andato così liscio.

A gennaio avevo infatti iniziato – dopo approfondite ricerca e accurata pianificazione –  un romanzo YA al quale credevo molto e che, purtroppo, si è arenato al capitolo 14 o giù di lì.

Il motivo?

Non lo so, e quando lo scoprirò probabilmente riuscirò a sbloccarmi.

Ho delineato la trama con cura e mi sembrava funzionasse ma…

Delle volte capita che un progetto si areni, e allora bisogna decidere se la cosa può risolversi in tempi brevi, o se rischia di diventare un eterno e colloso pantano .

Nel mio caso ho optato per l’opzione “esci dal pantano e fa subito qualcos’altro”, e così è stato.

Come vi dicevo qualche riga fa, a metà febbraio ho cominciato un romanzo storico che avevo in mente da tempo, la cui stesura attualmente procede come un treno.

Che ne sarà del romanzo YA?

Conto di riprenderlo in mano non appena terminato il romanzo storico, presumibilmente verso l’estate.

Non vivo però l’interruzione come un fallimento.

Tempo fa ho letto un interessante articolo sulle cose che Micheal Jackson ha quasi fatto.

Nel leggere i progetti che suo malgrado ha lasciato a metà mi sono molto intristita ma poi, riflettendoci, ho pensato che   tutto sommato è preferibile lasciare questo mondo con dei progetti in corso, che farlo con tutti i progetti già conclusi e alle spalle.

 

Quando smetterò di avere progetti, grandi o piccoli che siano, cosa mi spingerà ad alzarmi dal letto ogni mattina? Be’, la colazione, ovviamente, ma dopo il cornetto che me ne farei del mio tempo e delle mie energia?

2024, ormai non sei più un novellino, quindi posso permettermi di rivolgermi a te con un linguaggio più colorito: preparati bello, perché farò il culo ai tuoi restanti tre trimestri!

Condividi: