Talia - musa della commedia

Secondo quasi tutti i manuali di scrittura, prima di cimentarsi nella stesura di un romanzo è necessario costruire uno schema che ne riassuma i principali eventi; una volta progettata la scaletta lo scrittore sarà “libero” di iniziare a scrivere capitolo dopo capitolo, scena dopo scena.

Tutto ciò è certamente saggio e sensato, ma rovina l’idea tanto poetica dello scrittore che rapito dal flusso creativo, butta giù il suo romanzo tutto d’un fiato, come se fosse posseduto dalla sua musa.

Anche se la maggior parte degli scrittori è fedele al diktat della scaletta, qualche autore non soltanto se ne impipa, ma la sconsiglia vivamente.

Stephen King – mica pizza e fichi! – nel suo saggio On Writing sostiene che lo scrittore deve scoprire la storia mentre la scrive, senza prima progettare alcunché.

on writingAmmetto che la prospettiva di sedermi davanti al PC e abbandonarmi alla mercé delle muse, mi attrae assai più del realizzare un’asettica scaletta.

I miei primi tre romanzi li ho scritti senza uno schema, ed è stato fantastico! Certo, dopo la prima stesura ho dovuto tagliare, spostare, aggiungere e ritoccare, ma la sensazione di vivere la storia in media res, quasi come se la stessi leggendo anziché scrivendo, è stata un’avventura impagabile.

Col trascorrere del tempo ho però compreso che quello che mi era accaduto con la stesura dei primi tre romanzi non era riconducibile al talento (magari!), bensì a un altro fenomeno che in editoria è universalmente definito come “fattore culo”.

Sì, in parole povere con i primi tre romanzi mi era andata bene, ma crescendo – ovviamente come scrittrice, perché in senso biologico ho smesso di crescere da un po’, perlomeno in altezza – ho sentito la necessità di affrontare trame più articolate e…

Be’, diciamo che sono inciampata in uno dei pioli della scaletta che non avevo costruito.

Il mio quarto romanzo si è miseramente arenato a tre quarti di stesura, e non ho ancora trovato il sistema di riavviarlo (ho provato con il ctrl – alt – canc ma non ha funzionato).

L’esperienza mi ha molto scottato, così quando ho avuto l’idea per il romanzo che sto completando in questo periodo, ho incominciato subito dalla scaletta ma…

Non mi veniva!

Nella testa la storia sembrava chiarissima e scalpitava dall’impazienza di essere messa su carta – anzi su pixel -, ma quando mi sedevo a progettare la maledetta scaletta (scusate la rima), capitoli e pioli danzavano in tondo deridendomi.

Visto che avevo la storia sulla punta dei polpastrelli, ho iniziato a buttarla giù di getto, proprio come avrebbe fatto Stephen King…

Be’, non proprio come lui, visto il seguito della penosa vicenda.

Questa volta la storia non si è bloccata, anzi, è andata avanti spedita e fluente, ma attorcigliandosi su se stessa e perdendosi in mille stupidissimi rivoletti narrativi.

Risultato?

La “Stephanie King de noi altri” ha dovuto fermarsi, scrivere la scaletta ex post e riempirla un po’ con quel che già aveva, scritto, un po’ con materiale ad hoc. Mesi e mesi di noiosissimo collage, che avrei tranquillamente potuto risparmiarmi!

Insomma, se in futuro dovessi di nuovo lasciarmi sedurre dal metodo King, spero che la mia musa abbia la compiacenza di materializzarsi e di iniziare a sbattermi la cetra sulla testa gridando: la scaletta, razza di stupida, scrivi la scaletta!

9 muse

Condividi: