Le Monacelle sede del WFF MateraIl mese scorso ho avuto la fortuna di partecipare al Women’s Fiction Festival di Matera, un convegno internazionale per scrittrici e professioniste del mondo editoriale, giunto ormai alla sua dodicesima edizione.

Per ragioni di tempo – sia mio che vostro – non posso raccontarvi tutto ciò che ho ascoltato e imparato, l’argomento che tuttavia mi è sembrato preponderante nonché ricorrente, è stato il ritorno della scrittura a vero e proprio mestiere, inteso come attività che permette di pagare le bollette ogni mese, e magari anche una pizza margherita corredata di birra media il sabato sera!

L’industria editoriale è migliorata tutto d’un botto?

Macché, il settore continua a essere in forte crisi, e i nuovi professionisti della scrittura sono molto differenti da quelli del passato.

Premesso che al convegno di Matera ho potuto constatare personalmente l’esistenza di questi nuovi autori in grado di vivere di sola scrittura, tenterò qui di seguito di tracciarne l’identikit.

Il nuovo scrittore professionista:

  • è ibrido, pubblica cioè con editori tradizionali o in self publishing a seconda dei casi;
  • autopubblica letteratura di genere, in particolar modo thriller e romance, mentre riserva all’editoria tradizionale i lavori di natura più letteraria o sperimentale;
  • tiene d’occhio le richieste e le tendenze stilistiche del mercato, e quando può vi si conforma;
  • mantiene standard d’eccellenza, curando le proprie opere dal punto di vista sia formale che grafico, avvalendosi di professionisti come editor, cover designer etc.;
  • investe tempo, denaro e risorse per la promozione, comunicazione e vendita delle proprie opere;
  • scrive saghe, allo scopo di fidelizzare la propria clientela di lettori;
  • scrive velocemente, per poter disporre di molti titoli e indirizzare i lettori da un titolo all’altro (o nel caso delle saghe da un episodio all’altro).

Prospettive di guadagno?

 MateraGli scrittori di lingua italiana non possono aspirare a cifre a sei zeri come quelli di lingua inglese, ma gli importi a tre e talvolta a quattro zeri sono fattibili.

Ovviamente questi risultati non sono alla portata di chiunque, io per esempio, non sarei in grado di intraprendere una simile strada.

Innanzitutto è necessario essere scrittori di genere (e del “giusto” genere, quello che “tira”), in secondo luogo bisogna saper scrivere velocemente romanzi di ottima qualità, infine è indispensabile avere la volontà – e la possibilità – di investire denaro in editing, grafica e promozione (molti di questi scrittori si avvalgono addirittura di un assistente).

Un po’ – un bel po’ – di fiuto imprenditoriale, completa il quadretto.

Insomma, il ritratto di scrittore che ho tracciato non è affatto poetico, ma in fondo quali sono le alternative?

Io ne ho trovate soltanto tre:


Libreria sotto l'arco - MateraLo scrittore di grande successo
, che scrive cosa vuole, pubblica con chi vuole e vende per il solo fatto di apporre sulle opere la sua pregiata firma. Questa condizione, alla quale pochissimi possono assurgere, presenta un alto tasso di poesia e un’altissima qualità della vita. Per diventare scrittori di grande successo sono però necessari talento e c*l* in egual misura.

Lo scrittore bohémien, che scrive ciò che gli pare senza preoccuparsi del mercato, vivendo d’arte ed espedienti. Questa condizione, alla quale può accedere chiunque abbia sufficiente coraggio (o incoscienza), presenta un alto tasso di poesia e un proporzionale tasso di pezze sul didietro (salvo non essere ricchi di famiglia, ma in tal caso, che ne parliamo a fare?).

Lo scrittore medio, che scrive nei ritagli di tempo e si guadagna da vivere dietro a una scrivania, allo sportello di una banca o al bancone di un bar. Questa condizione, la più comune tra gli scrittori, presenta un tasso medio di poesia e una qualità altrettanto media della vita. Lo scrittore medio talvolta è lieto sia della sua vita professionale che di quella letteraria, ma molto più sovente è insoddisfatto di entrambe.

Dopo questa breve carrellata, la condizione dei nuovi scrittori professionisti vi sembra ancora tanto deprecabile?

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